Che la Juventus, da cinque anni e mezzo a questa parte, vanti la migliore difesa d’Italia è cosa nota. A questo piccolo ma significativo primato, se ne va ad aggiungere un secondo di portata continentale; infatti, in quest’edizione della Champions League, i bianconeri possono fregiarsi del titolo platonico di reparto arretrato meno battuto d’Europa, avendo incassato soltanto due reti in otto match, per mano di Corentin Tolisso (Olympique Lyonnais) e di Nico Pareja (Sevilla).
Un dato che non può che far sorridere i vertici della società sabauda, che nella sua storia ultracentenaria ha avuto modo di toccare con mano come le fondamenta di ogni singolo trionfo poggino su una solida Maginot difensiva.
La “Vecchia Signora” può contare su baluardi di qualità a protezione della porta di Buffon, a cominciare da quel Leonardo Bonucci mandato in tribuna a Oporto e prontamente riportato in campo a orchestrare manovre e ripartenze al fianco dei suoi fidi scudieri Andrea Barzagli e Giorgio Chiellini, con cui forma l’arcinota “BBC”; tuttavia, nella stagione attuale, a causa di ripetuti stop muscolari, i tre non hanno avuto grosse chance di giocare insieme, ma sono stati egregiamente sostituiti da Daniele Rugani, che nell’ultimo anno si è reso protagonista di una crescita esponenziale, e da Medhi Benatia, ieri sera schierato dal primo minuto.
La qualità della Juve si propaga anche sugli esterni, dove agiscono gli stantuffi brasiliani Dani Alves e Alex Sandro, abili a ripiegare in fase di non possesso, ma soprattutto letali negli ultimi venti metri. A fare le loro veci, sono l’affidabilissimo Stephan Lichtsteiner, terzino elvetico che in estate è stato a un passo dall’addio e che ora è stato addirittura reintegrato in lista UEFA, e Kwadwo Asamoah, che in campionato contro il Milan ha fornito probabilmente la sua miglior prestazione in quel ruolo.
Va da sé che, trovandosi di fronte ad alfieri di questa levatura, le grandi d’Italia e d’Europa debbano elaborare nuove strategie per tentare di concretizzare le loro folate offensive, per la gioia di Massimiliano Allegri, che quest’anno come non mai non vuole lasciare nulla di intentato: perché accontentarsi di scrivere la storia, quando si può diventare leggenda?