Una nuova ‘J-Interview’ pronta per voi! A tenervi compagnia questa settimana è nuovamente un attaccante, infatti quest’oggi vi parleremo di un bomber che, arrivato dal Padova, seppe regalare bellissime gioie in bianconero. Il personaggio di questa settimana è Nicola Amoruso, bianconero dal 1996 al 1999.
IDENTIKIT – Conta 105 presenze totali e 29 centri realizzati con la maglia della Vecchia Signora in 3 stagioni. Ha deciso 14 delle 26 partite in cui è andato a segno. 5213’ minuti giocati in tutte le competizioni di cui 51 dal primo minuto, 54 le presenze da subentrante.
PRESENZE/GOL | CAMPIONATO | COPPA ITALIA | EUROPA |
103/29 | 62/9 | 18/10 | 25/10 |
MENTALITA’ – Nel suo lungo girovagare sul territorio italiano – pensate che ha indossato ben tredici maglie diverse andando a segno per dodici squadre diverse -, non è mai passato inosservato ai suoi supporters che affettuosamente gli hanno coniato dei soprannomi: a Napoli era “Nick faccia d’angelo”, sullo stretto “Nick piede caldo” e “Nick dinamite”. Ma cosa significa per un ragazzo di provincia arrivare in club così blasonato come quello bianconero? “L’impatto alla Juve fu davvero bello, io e altri giovani arrivammo in una squadra che aveva appena conquistato la Coppa Campioni – confessa ai nostri microfoni -. Fin da subito fu piacevole confrontarsi con quei grandi calciatori, sono cresciuto e sono riuscito a conquistare dei trofei”. Ma in questa chiacchierata, Nick Amoruso pone fin da subito cosa lo colpì: “Sotto il punto di vista della programmazione, alla Juve acquisisci quella mentalità vincente che ti rimane dentro”.
STILE DI VITA – Un giovane di ventuno anni, reduce da una bella stagione a Padova incorniciata da quattordici marcature, che arriva nel club più importante d’Italia e d’Europa in quel momento: “C’erano grandi attaccanti giovani, Vieri, Boksic, Inzaghi, Del Piero. Era tutto perfetto per giocare a certi livelli, la loro determinazione faceva la differenza. Il migliore? In assoluto chi più mi impressionò fu ‘Zizou’ Zidane – risponde sinceramente Amoruso -, che arrivò da sconosciuto e negli allenamenti si intravedevano le sue grandi doti. Aveva qualcosa in più degli altri e questo mi colpì”. E che consiglio dare ad un giovane che si interfaccia per la prima volta con una realtà così importante? “Consiglio ai giovani di arrivare in punta di piedi, di ascoltare i più anziani perché con la loro esperienza si può davvero imparare tanto. La Juve è uno stile di vita”.
AJAX – L’Ajax dell’epoca era sicuramente paragonabile al Real Madrid e al Barcellona attuali. Una squadra olandese che faceva paura a tutti, giocava un gran calcio e metteva in mostra continuamente una fucina di talenti impressionanti. “Una delle partite che ricordo volentieri è quella del 1997, nel penultimo atto della competizione. Tutti i tifosi ricordano ancora oggi la sfida con l’Ajax, la vittoria in casa nostra per 4-1 dopo la vittoria dell’andata ad Amsterdam. Fu delle migliori partite disputate dalla squadra nell’era Lippi. Io segnai il terzo gol, Vieri il secondo”, conclude. Per la cronaca, anche Lombardo (1-0) e Zidane (4-1) parteciparono a quel successo.
Twitter: @_Morik92_
Fonti dati: Juworld.net