A dispetto delle condizioni climatiche, decisamente tardo autunnali, l’ingresso in campo del “Sivorino” ha proiettato una partita sino a quel momento molto crepuscolare, in un cono di luce abbagliante che, da solo, è valso il prezzo del biglietto.
Prima di lui, il diluvio, e non solo atmosferico. Le motivazioni volte a giustificare una prestazione collettiva imbarazzante per almeno un’ora non mancano e sono arcinote. Riesumarle sarebbe pleonastico; stigmatizzare che sono state aggravate dalla proverbiale inesistenza di un canovaccio plausibile, pure.
Tutto sommato, eccezion fatta per lo smilzo, il rodomonte croato, e il badilante sanremese, tutti gli altri sono stati individualmente abbastanza degni delle loro potenzialità, ma consegnati ineluttabilmente a una recita a soggetto sono apparsi, Miralem Pianić escluso, ben più smarriti e confusi di quanto fossero realmente.
In primis, il brasileiro di Sapucaia do Sul, fumoso, quasi distopico nella sua ricerca di un numero sempre incompiuto e tuttavia anche sfortunato, giacché se il gioiello argentino fosse entrato in luogo di qualcun altro…, molto probabilmente il livello del suo contributo si sarebbe decisamente innalzato.
Il confronto con i “Mussi volanti”, che a prescindere da tutto sono una buona squadretta, molto kilometrata in alcuni elementi, però ben allenata e sempre fastidiosa, specialmente in trasferta, ha comunque ulteriormente dimostrato due cose:
1- che il rendimento del succitato bosniaco, se affiancato da due centrocampisti, cresce in modo esponenziale, e considerato che uno di essi era addirittura Sturaro, è facile intuire quali margini di miglioramento sia lecito attendersi;
2 – che nonostante le prestazioni abbastanza “pulite” dei difensori, senza una superiore aggressività, cattiveria e compattezza nella fase difensiva, il campanello dell’allarme, per chiunque difenda il perimetro amico, suona con discreta insistenza.
Dopodiché, a Eupalla piacendo, esiste Paulo Dybala; l’uomo della Provvidenza, il salvacondotto, colui del quale presto si dirà, quando leggeranno le formazioni, giocano la Joya e altri dieci.
Riconosciute all’angelo dallo sguardo perfido le stimmate del Fuoriclasse (“F” volutamente maiuscola), è però altrettanto onesto pretendere da lui che cominci, e con continuità, a comporre ditirambi anche nel calcio che conta giacché, finora, tanto nella Selección, di cui nulla cale, quanto soprattutto in bianconero, di cui molto importa, ha sfoderato esibizioni inferiori alle attese. Tranne in una circostanza, il cui ricordo è ancora freschissimo e vibrante, proprio perché unica.
Ovviamente non solo per responsabilità a lui imputabili. É ragionevole supporre che inserito in un contesto più rispettoso del suo talento la consacrazione ai massimi livelli subirebbe un’accelerazione devastante.
L’auspicio, misto a comprensibile timore, è che avvenga altrove. Per ora, non si può far altro che degustare in letizia la sua promiscuità con le divinità del pallone; in futuro si vedrà e non occorre essere imparentati con l’oracolo di Delfi per sapere, già adesso, che nella disgraziata ipotesi di una sua dismissione, gli adoratori di oggi gli imputeranno tutte le possibili nefandezze di cui sono esperti perché già insite in loro.
-”Paulino, un compito ancora più importante di regalare credibilità a chi ha la fortuna di vederti tutti i giorni è quello di salvaguardare quei pochi brandelli di poesia sopravvissuti alla dittatura del business. Pensaci, regolati di conseguenza e stropicciatene di ogni invito a farlo con halma; diventeresti immortale!”.
Augh.
Ezio MALETTO