Gli antichi Greci erano convinti fautori della ciclicità del tempo; sostenevano che l’inizio e la fine di un determinato periodo si rincorressero fino a incontrarsi, fino ad allinearsi. Doha e Torino non sono città vicine in termini geografici, ma ieri sera, intorno alle 22.40, parevano addirittura adiacenti. Quando il fischietto imperiese Davide Massa, allo scadere di Juventus–Milan, ha assegnato un calcio di rigore ai bianconeri, c’è stato un ragazzo, anzi un uomo, che ha scelto di combattere i suoi fantasmi, di affrontare a muso duro il recente passato, di non temere l’errore.
Paulo Dybala ha preso il pallone e l’ha posizionato sul dischetto, accingendosi a battere un penalty decisivo ai fini del risultato finale: un déjà vu che ha ricondotto le menti di giocatori e tifosi zebrati a quel maledetto 23 dicembre 2016, quando l’argentino, ipnotizzato dall’estremo difensore avversario, fallì la quinta trasformazione della sequenza finale, che, abbinata al goal di Pašalić, consegnò la Supercoppa Italiana ai rossoneri.
Anche questa volta, di fronte a lui, c’è Gigio Donnarumma, il predestinato, l’enfant prodige, l’erede di Buffon. Il dubbio è: ripetere l’esecuzione tentata in Qatar, indirizzando il pallone alla sinistra del portiere, oppure puntare tutto sull’altro angolino? Dybala ha 120 secondi per pensarci: tanti ne passano da quando il direttore di gara concede il rigore a quando il numero 21 può iniziare a contare i passi per la rincorsa. In mezzo, le vigorose proteste degli uomini di Vincenzo Montella, che ritengono involontario il fallo di mano di De Sciglio a tempo scaduto.
Dybala non si scompone, Donnarumma appare sempre più agitato e imbestialito, ma prova a ricomporsi e a compiere l’ennesimo miracolo di una serata che l’ha visto salvare in almeno sei circostanze la sua porta. L’attaccante bianconero abbassa la testa, scaccia la paura e impatta la sfera con il suo piede mancino. È una conclusione potente e precisa, che il baby portiere rossonero intuisce, senza però riuscire a respingerla.
La rete si gonfia, lo “Stadium” esplode: è il 97′ e la Juve, per la trentunesima volta consecutiva in campionato, ottiene i tre punti davanti al proprio pubblico, issandosi a quota 70 e portandosi momentaneamente a +11 sul secondo posto. Il sesto scudetto consecutivo non è un miraggio lontano, Doha è ormai un ricordo sbiadito.